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Messaggio di Jacopo - Capo Reparto gruppo Pordenone 2


Ieri siamo andati via veloci perché avevamo un altro impegno nel primo pomeriggio a Pieve di Soligo.

Volevo ringraziarvi, a nome mio e di Elisa, è stata davvero una bella mattinata.


Mi sono interfacciato poche volte con Ezio, ma ho percepito da quelle poche occasioni, un amore senza misura per lo scautismo e la montagna (e penso che una parte di ciò che sono e testimonio ora lo devo a Lui).


È stato arricchente ma anche emozionante.


Nel mio piccolo, sto provando a tramandare la memoria di Ezio ai ragazzi, chi è stato ma soprattutto cosa ha rappresentato per noi scout in generale, in particolar modo per il Suo Gruppo, il Pordenone 2.


Da una parte l'orgoglio, che non nascondo, di essere del "gruppo di Ezio", dall'altra parte la responsabilità e l'onere che questo rappresenta verso i nostri ragazzi.


Grazie ancora per tutto.


Buona Strada,

Jacopo

La consegna del ricordo di ringraziamento ai primi salitori

Proprio una bella giornata oggi!

La parte congressuale interessante, persone preparate, veramente arricchente.

Poi rivedere persone che non incontravo da una vita è stato per me veramente motivo di gran gioia.


Non so se ho mai avuto modo di spiegarti bene le mie (ed in parte di mio fratello) riflessioni di cosa ha voluto dire l’apertura della via con Ezio.

Ci ho pensato per diversi mesi, da quando mi hai contattato.

Forse proprio fino ad oggi non mi riuscivo a spiegare del perché Ezio ci avesse coinvolto in questa sua avventura, ma dopo oggi ne ho la certezza.

Nel settembre 1987 io avevo già lasciato il Clan da quasi un anno ed anche Francesco in noviziato non era mai entrato. 

Decidemmo di dedicarci, come si suol dire, anima e corpo all’arrampicata.

Eravamo pienamente lanciati a senso unico nel mondo dell’arrampicata sportiva in falesia.

A me sarebbe piaciuto fare anche l’attività alpinistica, a mio fratello meno, e così non avevamo fatto ancora grandi cose in montagna. 

Credo quindi che Ezio abbia voluto mostrarci/insegnarci qualcosa di diverso da quello che già facevamo. 

Voleva coinvolgerci nel suo gioco di esplorazione, fatto di gradi bassi (a quel tempo), fatto di cime minori, fuori dal comune andare.

Oggi nelle parole riportate di Gigi mi sono rivisto in via, quando mio fratello tirava su dritto (tanto il grado non faceva paura anzi) ed Ezio da sotto che consigliava la via logica, quella che lui fiutava come un segugio, quella anche per lui meno faticosa. 

Ezio che nel salire ti raccontava le cime che all’orizzonte, salendo la via, si scorgevano.

Che ti suggeriva le manovre di corda più opportune e utili in ambiente per una cordata a tre.

Ci ha presi per mano quindi, pur sapendo che una via di II e III non era certo così allettante per noi.

Ma credo che tutto quanto detto non fosse il tutto dei suoi desideri. In serbo per noi teneva ancora il piatto forte.

Da un po’ di anni aveva ripreso ad arrampicare, non come negli anni giovanili dove il grado in parete appagava, ma allora, dopo le numerose cadute, con una dimensione di ricerca di esplorazione quasi un alpinismo di primi 900.

Questo suo meticoloso girovagare per valli e per cime gli faceva scoprire tante cime inviolate, piccole salite dimenticate da altri alpinisti, ma non sempre erano facili salite.

Ecco quindi che una volta arrivati in cima ci fa voltare verso la val Monfalcon di Forni e ci mostra una bella struttura alla base della cima dei Pecoli solcata da un gran bel diedro.

Lui c’era già stato da quelle parti (l’anno prima con Zucchiatti) e aveva già, da buon segugio, fiutato la via e le difficoltà che ormai però non erano più nelle sue corde.

Quindi quella proposta era per noi, ce la serviva su un piatto d’argento e quello si che era pane per i nostri denti.

Credo di poter dire che quel suggerimento fu il più grande regalo di Ezio ed anche molto bello per noi.

Non svaluterei però l’aspetto pedagogico della nostra giornata. Francesco mi ha confermato che quel giorno aveva imparato tantissimo e che fu proprio un’esperienza che mise a frutto da li in avanti in montagna.

Tra di noi fratelli avevamo un modo di dire riferito a Ezio ed al suo alpinismo “e come dice Ezio: più marcio è, più divertente è!”

Ma col tempo ne ho capito il senso: 

- buoni tutti ad andar sulla roccia sana.

- e quando poi arriva il marcio cosa fai?

- è proprio quando ti trovi nelle peste che devi tirar fuori la soluzione.

- allora arrampichi come sulle uova e fiuti svelto dov’è il sano, la via di fuga.

Il marcio non è bello per niente, ti fa cagare sotto che metà basta!

Il bello/divertente è la soddisfazione di trovare la soluzione al problema! La resilienza di cui Giovanni oggi diceva.


Come ti accennavo Ezio per la via ai Pecoli, visto che non avevamo il materiale giusto, ci diede dei grossi nut Eccentrici che furono fondamentali per la salita della nostra nuova via.

Oggi volevo proprio portarli su in base ad Andreis, ma me ne sono dimenticato.

Te li farò avere, mi piacerebbe che stessero in base. Erano di Ezio, rappresentano un pezzo della vita di Ezio, e credo che è giusto che stiano nel posto per il quale tanto si è prodigato.


Ciao a presto 

Davide Franz 

Via Wish You Where Here al Torrione dei Pecoli

300 m di sviluppo, 6 tiri, diff. Max VII+

Francesco e Davide Franz

Il pranzo conviviale finale

I "capitani" Michael Tramontin e Simone Pillon con i primi salitori.

Da sinistra. Michael Tramontin, Luca Zuccolo, Gianni Martin, Simone Pillon, Davide Franz, Dino Ulian, Piero Boz