Ezio

Ezio Migotto ha vissuto una vita intensa per 64 anni, fino al 6 luglio del 2013.

Insegnante, alpinista, storico capo scout pordenonese, ha insegnato nelle scuole della città: al Mattiussi di Pordenone aveva ricoperto anche il ruolo di vicepreside.

Appassionato di montagna e di arrampicata su roccia in particolare, faceva parte fin da bambino del Cai di Pordenone. Ha aperto numerose vie alpinistiche sulle Dolomiti Friulane e partecipato a spedizioni extraeuropee.

Capo scout dalla fine degli anni Sessanta nei gruppi cittadini del Don Bosco (PN2) e di San Giorgio (PN4), quadro regionale e nazionale dell’Agesci, Ezio è stato il maggior artefice della nascita della base scout di Andreis, che gestiva da più di vent’anni.

Quando ti penso mi appaiono alcune immagini:

Il sorriso che c'era sempre nel tuo sguardo: quello di chi scommette sulla persona che ha davanti e sulla sua capacità di affrontare nuove sfide sapendo che non la lascerà mai sola.

La tua camminata così particolare, quasi ti rincorressi, mentre avanzavi lento ed inesorabile di fronte alle difficoltà senza fermarti, ma ritarando il passo in base al momento ed alla fatica che riuscivi a sopportare.

Le tue mani nodose e sapienti capaci di lavorare, di creare, ma anche di insegnare a fare, a costruire come hai sempre desiderato.

La gioia dell'incontro, la voglia di relazione, la sincerità nel mettersi in gioco e nel vivere la vita convinto che "è la vita il grande gioco"!

La tua uniforme vissuta, che portavi con orgoglio, segno della semplicità del tuo essere, dell'essenzialità della tua persona.

L'attenzione alle piccole cose, anche a quelle fuori posto che subito sistemavi in segno di rispetto, di precisione, di puntualità, di quello stile che lascia frutto perché conserva e custodisce.

Il tuo stare bene anche in silenzio.

La memoria e il ricordo preciso di nomi e volti della storia che hai vissuto, in cui ognuno ha ruolo e dignità anche per il più piccolo contributo fornito in una qualsiasi avventura.

Il tuo detto "ben se poderia far ... " che riuscivi a dire anche di fronte al nuovo, all'inaspettato, a quello che sembrava impossibile.

La voglia di guardare oltre per trarre il meglio anche dalle cose più difficili.

Il tuo sogno "che ciascuno senta la Base come la sua casa", non solo per il diritto di usarla, ma per il dovere di custodirla e valorizzarla, ci continuerà a guidare nel cercare strade di condivisione e di servizio.

Sabrina PAOLATTO

natura ezio.mp4

Un ricordo intenso.... di Paola Buttignol

Ezio era un grande educatore. Non era interessato all'obbedienza ma all'adesione al principio. Mi è sempre rimasto impresso quando mi ha detto "Ma non ti da fastidio quella cartina li?" il fatto che percepissi che quella piccola spazzatura era stonata con l'ambiente veniva prima dell'esigenza di raccoglierla.

Con Ezio ci si divertiva. Era piacevole passare le giornate con lui; si lavorava, si mangiava, si beveva e si parlava di cose importanti. E a lui piaceva cantare.

Ezio non era un eroe: era un uomo.

Francesco RAMBALDINI

"Quando Ezio accoglieva in Base un Clan, gli proponeva l'accatastamento della legna a casa dell'anziano andreano che da solo non ce la poteva fare" così Andreina (vice Sindaco di Andreis) ricorda Ezio.

In questo ricordo ci sono alcuni tratti dell'eredità di Ezio. (…) Accogliere un ospite in Base, era per Ezio un dovere e un piacere. L'accoglienza era un "rito" fatto di narrazione della storia della Base, di proposta di esplorazione dell'ambiente fisico ed umano della conca andreana e di "suggerimenti" su come vivere correttamente la Base. Ezio accoglieva ciascuno aprendogli ed affidandogli la "sua" casa, luogo di incontro, di affetti, di dolori e di gioie vissute!

Riscaldarsi nei freddi e umidi inverni andreani era il bisogno di quell'anziano. Avere la legna a portata di mano era per l'anziano una facilitazione necessaria. Bisogna frequentare con passione il paese e le persone che ci vivono per sapere di bisogni così dettagliati e personalizzati. La frequentazione del paese derivava a Ezio dal considerarsi (e dall'essere considerato) un paesano, uno che ha casa lì. Per gli andreani "i dal gòc" è la “cjasa dai scout”, non la Base. Andreis sotto il Raut e non genericamente "in montagna"!

Dino DEL SAVIO

Ad insaputa di Ezio un giorno decisi di eliminare un noce che restringeva il sentiero, ma quando se ne accorse il nostro vicino sorse un contenzioso che Ezio risolse acquistando una strisciolina di terreno lungo il corso d'acqua; poche migliaia di lire che divennero più di un milione con le spese notarili!

Leggendo gli articoli del Popolo (settimanale della ns Curia ) si parla spesso di pastorale ... e fu così che io decisi di chiamare così il ns lavoro alla Base di Andreis: la pastorale della motosega! Un lavoro fatto da manodopera non qualificata ma volonterosa e che aveva come strumento fondamentale la motosega per risolvere i vari problemi.

“Dopo 20 anni di gestione della casa scout ragazzi provenienti da ogni regione hanno permesso al paese di Andreis di essere conosciuto in tutta Italia per la sua bellezza e la sua ospitalità”: sentendo queste parole del sindaco io ed Ezio rimaniamo stupiti del nostro lavoro di tour operator!

Aldo FACCHINI

In breve tempo Ezio, seppe coinvolgermi a tal punto che quel 'dare una mano quando posso' era diventato quasi un lavoro a tempo indeterminato, probabilmente è anche per questo che casa mia è rimasta 'quasi terminata'.

Insomma avete capito che per Ezio la casa (degli scout n.d.r.) era la sua vita; era uno scrigno da conservare e tutelare; era la sua poesia più bella; era la famiglia che non ha mai avuto; era la montagna che non poteva più salire; era tante altre cose ancora per le quali vale la pena fare dei sacrifici.

Da Ezio non ho avuto mai un grazie ma perché per Lui era inconcepibile dedicarsi alla casa per qualcosa. neanche un semplice grazie! Come se un papà lavorasse per avere un grazie dai suoi figli! Lo si fa e basta!

Piero BOZ

La tenacia, la costanza, lo spirito di sacrificio e l’entusiasmo che serve per scalare una vetta, sono virtù che Ezio ha messo a frutto in ogni ambito della sua vita, in particolare nell’educazione, sia come stimato docente nelle scuole superiori, che nello scautismo. (…) Ci ha insegnato concretamente l’importanza che ogni luogo non va semplicemente utilizzato, ma deve essere motivo e spunto di relazioni educative.

Vi siete mai chiesti di che Religione era Ezio? Un cristiano non bigotto, scevro da moralismi e da clericalismi! Le cose sacre per lui (Dio, la creazione, la natura, le persone, soprattutto i ragazzi/e, la scuola, la casa ... ) non avevano bisogno di "benedizioni" istituzionali per esistere! Ci sono e basta!

don Renzo A.E.

Il 6 luglio 2013 era una splendida giornata. Nel cielo non si vedeva nessun segno di nuvole. Ezio ed io, in auto con rimorchietto al seguito stracarico di tubi e attrezzatura varia ,percorrevamo la Val Cellina. Era ancora presto e il sole di luglio non aveva ancora riscaldato, si respirava una piacevole aria fresca e frizzantina. Come sempre quando sono in montagna con giornate così mi sentivo contento e spensierato sull'orlo della felicità. Anche Ezio lo era ma avendo passato una notte insonne non stava proprio bene era, come si dice in questi casi, un po’ indisposto, ma, carico del suo solito ottimismo, non lo dava a vedere tant'è che, giunti al bivio di Pinedo, parcheggiò per meglio ammirare il grandioso scenario del Duranno e cima Preti e disse " Anche se visto mille volte è sempre entusiasmante".

In tarda mattinata. Dopo qualche ora di lavoro, sudati ma tutt'altro che stanchi stavamo sistemando gli ultimi metri di tubo per completare la linea idrica che porta l'acqua potabile dall'acquedotto al punto campo quando sento un rumore. Mi giro e a due metri da me vedo Ezio riverso a terra, mi precipito su di lui, lo chiamo, cerco di rianimarlo. Tutto inutile. Ezio è morto!

(…)

Sono passati più di tre anni dalla scomparsa di Ezio e molte cose sono successe.

Intanto la croce (dove è morto Ezio n.d.r.) è rimasta lassù, forse un pò dimenticata.

(…)

Personalmente ci vado tutte le volte che desidero onorare la memoria di Ezio, dire a lui una preghiera.

Per me Ezio non si trova al cimitero di Torre ma presso la croce.

Qualche volta ci vado perché sono di passaggio da quelle parti, mi piace "perdere" dieci minuti e passar "dalla croce." Altre volte vado appositamente: qualche volta da solo, o con Luisa, mia moglie, o con Aldo, altre volte con tutti e due. Qualche volta porto un fiore altre volte no, tanto Ezio so che non si formalizza.

La croce è solo un semplice simbolo per onorare una memoria ma io ci vado sempre volentieri perché mi ricorda un caro amico, ma soprattutto un uomo che nella sua vita si è speso molto poco per se stesso, forse troppo poco e si è speso molto per gli altri.

Un uomo umile e generoso.

Un uomo, un esempio. Il suo ricordo rimanga per sempre.

Piero BOZ